Evoluzione dell’Albergo Diffuso

Evoluzione dell’AlbergoDiffuso: un’analisi dell’Osservatorio ADI

L’Osservatorio dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi (ADI) ha seguito fin dall’inizio lo sviluppo del modello di ospitalità diffusa. Di seguito presenta una sintesi delle principali tappe evolutive che hanno segnato più di vent’anni di sperimentazione, crescita e maturazione.

1. Origini e sperimentazione (fino al 2014)

L’albergo diffuso nasce come risposta alla necessità di rigenerare i borghi italiani senza alterarne l’impianto urbano. La definizione codificata descrive un’azienda ricettiva situata in un centro storico, composta da più case preesistenti e gestita in modo unitario. In questa fase:

  • vengono elaborate le prime normative regionali (la Sardegna è la prima a dotarsi di un quadro normativo specifico);
  • le prime strutture sorgono in Friuli‑Venezia Giulia e Sardegna, dimostrando che è possibile offrire servizi alberghieri senza nuove edificazioni;
  • si sperimentano modelli di gestione che integrano accoglienza e vita del borgo, ponendo le basi per un’identità distintiva dell’albergo diffuso rispetto a B&B o case vacanza.

2. Consolidamento nazionale e apertura internazionale (2015‑2019)

Nei secondi dieci anni, il modello passa da fenomeno pionieristico a formula riconosciuta nel panorama turistico italiano. L’Osservatorio rileva:

  • un aumento costante delle strutture aderenti all’ADI, con diffusione in numerose regioni e capacità di destagionalizzare l’offerta (molti alberghi diffusi restano aperti oltre dieci mesi all’anno);
  • l’affermazione di pratiche di sostenibilità: recupero del patrimonio costruito, collaborazione con artigiani e produttori locali, promozione di un turismo lento e consapevole;
  • i primi progetti pilota all’estero, in particolare in Svizzera e Giappone, che dimostrano la trasferibilità del modello in contesti culturali diversi.

3. Resilienza e innovazione (2020‑2022)

L’emergenza pandemica porta a una riscoperta dei territori di prossimità e ad una maggiore attenzione alla sicurezza dei soggiorni. Gli alberghi diffusi si rivelano particolarmente adatti a queste esigenze grazie alla distribuzione delle camere in edifici separati e alla possibilità di vivere il borgo “da residenti temporanei”. In questo periodo:

  • il settore adotta strumenti digitali per la prenotazione e la comunicazione, investendo nella connettività dei borghi;
  • l’Osservatorio avvia analisi comparative con altre formule ricettive, evidenziando i punti di forza (autenticità, integrazione con la comunità, gestione unitaria) e le sfide (standardizzazione, investimenti);
  • prendono forma i primi tentativi di regolamentazione del modello fuori dall’Italia, con iniziative legislative in alcuni paesi.

4. Espansione globale e nuove sfide (2023‑2025)

Negli ultimi anni l’albergo diffuso si consolida come marchio internazionale. L’ADI conta circa 300 attività distribuite su tre continenti; la clientela straniera supera quella italiana e la Germania diventa il primo mercato estero. L’Osservatorio registra:

  • l’interesse di investitori internazionali e l’emergere di progetti ispirati al modello italiano in Portogallo e in Asia;
  • l’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per dotare i borghi di fibra ottica e servizi digitali, consentendo agli alberghi diffusi di offrire esperienze come smart working e soggiorni prolungati;
  • un bilancio stagionale 2025 molto positivo: il 65 % delle strutture giudica la stagione “buona” e il 17 % “eccellente”, confermando la solidità della formula anche in un contesto economico incerto.

Accanto ai successi emergono nuove sfide: definire standard di qualità riconosciuti a livello internazionale, evitare imitazioni che snaturino il concetto, attrarre nuove generazioni di imprenditori e preservare l’autenticità dei borghi in un mercato sempre più globale. L’Osservatorio continuerà a monitorare l’evoluzione del settore per accompagnarne la crescita in modo sostenibile.

GD

 

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