L’Albergo Diffuso: origini, caratteristiche e prospettive di sviluppo

Autore/Autrice: Francesca Deidda
Anno accademico: 2003-2004
Università: Facoltà di Economia – Università degli Studi di Cagliari
Email: francesca_deidda@yahoo.it

 

Il turismo è attualmente, a livello mondiale, il settore economico che presenta i maggiori incrementi di fatturato.

La crescita esponenziale della domanda turistica registra in questi ultimi anni la richiesta da parte di un numero sempre maggiore di turisti, di conoscere i luoghi visitati nella loro autenticità, e di riscoprire le culture e le tradizioni locali, nel pieno rispetto dell’ambiente culturale; per contro, dal lato dell’offerta, si assiste alla nascita di piccole strutture ricettive di qualità, ricavate del patrimonio edilizio esistente non più utilizzato, che attraverso opere di ristrutturazione rispettose degli stili architettonici e dei materiali utilizzati, sono perfettamente in grado di intercettare le tendenze di personalizzazione che caratterizzano oggi la domanda.

In alcuni Paesi europei sono state avviate diverse iniziative di recupero degli edifici da parte delle istituzioni pubbliche, allo scopo di promuovere lo sviluppo rurale; sono sorte così delle strutture ricettive in edifici che un tempo erano castelli, monasteri, fattorie, case di campagna. Queste esperienze hanno già avuto modo di dimostrare la validità dell’offerta e l’apprezzamento di strutture di questo tipo da parte dei turisti, oltre al loro cospicuo contributo allo sviluppo socioeconomico dei contesti di riferimento. Le proposte che hanno una maggiore visibilità in quanto ormai consolidate nel mercato comunitario, sono le catene dei Paradores spagnoli, dei Solares portoghesi e dei Gîtes de France.

Anche l’offerta ricettiva italiana sta conoscendo nuove forme di ospitalità che valorizzano in particolar modo le zone rurali in tutte le loro specificità ambientali e culturali; sono, i modelli di ospitalità diffusa, che si presentano con denominazioni e modelli gestionali differenti.

Il lavoro svolto tratta in particolar modo del modello dell’Albergo Diffuso, distinguendolo innanzitutto dagli altri modelli (Borghi Albergo, reti di Bed and Breakfast, circuiti di Affittacamere), trattando i vari aspetti relativi alla sua nascita, ai suoi punti di forza per lo sviluppo turistico, e all’attuale normativa di riferimento.

In considerazione della novità e della varietà delle proposte di ospitalità diffusa presenti attualmente in Italia, si è ritenuto opportuno trattare specificamente alcuni casi di studio rappresentativi del fenomeno.

La procedura è stata la seguente. Sono stati inizialmente ricercati un numero significativo di casi empirici da studiare, e classificati in base ai modelli maggiormente ben definiti (Borgo Albergo, Albergo Diffuso, reti di Bed and Breakfast, circuiti di Affittacamere).

E’ stato poi predisposto un questionario inerente l’idea progettuale, la realizzazione, le strutture, la gestione, i risultati e le prospettive di sviluppo, con l’obiettivo di ottenere dei dati quanto più omogenei per poter effettuare un’analisi comparativa (il questionario è stato compilato durante le interviste effettuate in visita alle strutture presenti in Sardegna, e inviato tramite posta elettronica ad altre strutture presenti in Italia, previa richiesta di collaborazione).

I casi oggetto di analisi specifica sono stati Il Borgo di San Lorenzo (Sauris-UD), Monteprât di Forgaria (UD), Sas Benas e Antica Dimora del Gruccione (Santu Lussurgiu-OR) e Corte Fiorita (Bosa-NU); l’esposizione ha riguardato aspetti quali l’ambiente di primo riferimento, l’idea progettuale, la realizzazione, la gestione dell’attività, i rapporti col territorio e con la popolazione locale.

L’analisi comparativa dei casi esaminati ha messo in risalto che l’idea di trasformare in  nuove strutture ricettive il patrimonio architettonico esistente, nasce spesso dall’esigenza di rinnovare il territorio rurale recuperando gli spazi non più utilizzati a causa dello spopolamento dei centri storici, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo turistico e quindi economico, dell’ambiente di primo riferimento, anche attraverso l’utilizzazione dei moderni strumenti del marketing turistico e delle nuove tecnologie in tema di informazione e comunicazione.

Una spinta fondamentale per la realizzazione delle strutture oggetto di studio è stata data dalla previsione degli interventi di recupero all’interno di piani di promozione e valorizzazione del territorio e dagli incentivi comunitari previsti dai programmi LEADER.

Lo studio della natura e delle conseguenti implicazioni derivanti dalle specificità territoriali che caratterizzano i contesti di riferimento, ha assunto una rilevanza cruciale nella comprensione delle problematiche gestionali dei casi esaminati; è dalle caratteristiche dell’ambiente di primo riferimento, infatti, che nasce il problema organizzativo, e sempre nell’ambiente di primo riferimento vanno ricercate le opportunità per la realizzazione dell’idea progettuale e la soluzione dei problemi gestionali che si presentano nella conduzione dell’attività.

I contesti di riferimento esaminati, pur se trattasi di due zone fisicamente distanti e diverse tra loro, presentano alcune condizioni analoghe che hanno favorito la nascita di queste strutture. Sia la condizione di insularità relativa alla Sardegna, che l’alta montagna del Friuli, hanno determinato un sostanziale isolamento sociale ed economico e quindi una minore esposizione agli influssi e agli scambi culturali rispetto ad altre zone; questo ha favorito a sua volta la conservazione delle tradizioni culturali, che presentano, in entrambi i casi, una notevole variabilità sociale e spaziale.

Uno degli aspetti tipici del fenomeno in oggetto, è la circostanza che i soggetti promotori dell’iniziativa (tra i quali è sempre presente un Architetto pratico di opere di riqualificazione urbana), abbiano cercato la collaborazione dei proprietari delle strutture per dare avvio alle opere di ristrutturazione rese possibili dalla previsione di fondi finanziari pubblici per la copertura di gran parte delle spese sostenute, e abbiano in seguito costituito delle organizzazioni allo scopo di realizzare la struttura ricettiva e di gestirla in modo unitario.

Altro aspetto tipico è il forte collegamento col territorio dovuto alla provenienza esclusivamente locale di tutte le forniture necessarie per lo svolgimento dell’attività.

Per quanto riguarda il livello di formazione dei soggetti impiegati nello svolgimento delle funzioni direzionali e gestionali dell’attività, questo si è rilevato funzionale al perseguimento degli obiettivi, consentendo spesso notevoli vantaggi di costo.

In tutti i casi esaminati si evince che i territori in cui sono state avviate nuove iniziative di ospitalità diffusa, stanno vivendo una fase positiva di valorizzazione e riscoperta delle tipicità locali attraverso l’offerta di un soggiorno in luoghi che possiedono una sempre maggiore dotazione di servizi efficienti. I primi periodi di attività dimostrano la validità dell’offerta turistica posta in essere in considerazione della reale capacità di integrazione dei redditi della popolazione locale e di sostegno alle attività commerciali presenti nella località di riferimento.

Tra le prospettive di sviluppo si individua in particolare la configurazione a rete, in linea con le esperienze riferite ai Paesi europei presentate nel secondo capitolo. In Italia sono già presenti iniziative simili, prettamente a carattere enogastronomico come le Città Slow, le Città dell’Olio le Città del Vino.

Francesca Deidda

Laurea in Economia Aziendale A.A. 2003-2004

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