C’erano una volta le campagne popolate

C’erano una volta le campagne popolate

 

‘Fuori dai principali centri urbani, in alcune zone le cifre sono di 10 – 40 abitanti per chilometro quadrato. Mantenere i servizi pubblici, l’assistenza medica, l’istruzione in queste circostanze è difficile e costoso, dice Béatrice Giblin, geografa, specializzata in geopolitica. C’erano una volta le campagne popolate, i villaggi industriali, agglomerati di lavoratori delle ferrovie, una popolazione rurale e operaia. Oggi tutto è finito o in dismissione’.

“Regna un sentimento di abbandono terribile, la sensazione che di questa gente rimasta nel nulla non interessi più a nessuno, continua la geografa”. Grandi centri commerciali nelle periferie, la necessità di spostarsi in automobile, i piccoli negozi che muoiono; i servizi che piano piano disertano, dagli uffici postali ai tribunali amministrativi, sostituiti da procedure online: “Persino le farmacie chiudono, duecento ogni anno”. Manca il lavoro, i ragazzi partono; “si diffonde un senso generale di insicurezza”.

Sembra il ritratto delle campagne e dei borghi dell’Italia, anche se in realtà queste frasi dell’intervista di Alessandra Coppola a Béatrice Giblin, si riferiscono alla Francia, da qualche giorno sotto i riflettori in tutto il mondo.

Proprio ieri ho consegnato ad una rivista di urbanistica un articolo su quali possono essere le condizioni irrinunciabili per provare a frenare lo spopolamento, e per tentare di uscire da questo circolo vizioso. Nell’articolo, come ho già fatto in qualche convegno, ho sostenuto che siamo di fronte ad un problema che non riguarda solo il nostro paese, ma gran parte dei paesi del mondo!

Ma io credo che in Italia, ci sia una cultura turistica ed una sensibilità sui temi della sostenibilità, della rigenerazione e dell’innovazione, che non si insegnano ancora a scuola – e quindi non sono diffusissime – ma che molti paesi ancora non hanno, o non dimostrano di avere.

Per non dire degli esempi di successo, in particolare quelli legati all’ospitalità diffusa in tante regioni italiane.

Immagino che queste mie affermazioni suonino inverosimili ad alcuni di voi, abituati a vedere l’Italia fanalino di coda in tutto, in pieno declino, e capace solo di copiare quello che si inventa all’estero. Ma la mia lunga esperienza internazionale dice anche che in tanti paesi, sul tema dello sviluppo sostenibile dei borghi, si guarda a noi.

Non a caso anche quest’anno ospitiamo tante delegazioni internazionali che vengono a vedere i casi di successo, dei quali ogni tanto parlo anche in questo spazio.

Ora però è venuto il momento di chiedere alle Istituzioni di impegnarsi di più su questo versante: investire un po’ meno nella comunicazione, negli eventi che creano affollamento e impatto sull’ambiente, e un po’ più sulla conoscenza e sulle competenze, soprattutto su quelle nuove, delle persone.

 

L’articolo di Alessandra Coppola è pubblicato sul Corriere della Sera di oggi

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