L’Italia turistica getta la spugna?
Ho letto che nei mesi scorsi, a conclusione di un progetto comunitario, si è deciso di lanciare nelle province di Savona, Cuneo e Imperia un circuito italiano di Bistrò di paese. Intanto complimenti perché si cerca di fare qualcosa per lo sviluppo di quei borghi. Ho però non poche perplessità sull’idea di copiare l’esperienza francese dei Bistrot de pays. Mi chiedo: possibile che non ci fosse niente di meglio da riprendere e valorizzare nelle esperienze e nelle tradizioni di quei territori? L’unica strada possibile era quella di copiare dall’estero? Che questo accada nel turismo sinceramente mi sembra fuori luogo, perché ritengo che se c’è un settore dove possiamo essere i primi della classe sia proprio il turismo. E penso anche che gli stranieri vengano in Italia per vedere cose italiane. Francamente preferisco che si valorizzi il made in Italy, la nostra storia e la nostra creatività, e sono più contento quando leggo che altrove, all’estero, hanno ripreso un nostro modello. Mi chiedo anche: non c’era un esempio di emporio nella tradizione di quei luoghi, o di bar, di trattoria, di bottega, o qualcos’altro che poteva essere messo a punto e aggiornato fino a farne un modello (un “format”) attuale e di fascino? Ho letto che alla presentazione dei progetti era presente la Federazione francese dei Bistrot de Pays. A quel punto potevano invitare anche l’Ente del Turismo francese…
La Comunità Economica Europea che finanzia questi progetti cosa intende esattamente per sviluppo locale? Copiare le esperienze estere o valorizzare le identità locali alla luce dello Scenario attuale?
Posso capire un operatore privato che decida di aprire un pub anziché una osteria, che punti su un Bed & Breakfast anziché su un Albergo Diffuso. Non mi convince del tutto, ma è un privato, e può certo farlo. Ma è corretto che lo facciano gli Enti, magari quelli stessi che dovrebbero promuovere l’offerta turistica italiana all’estero?
Voi pensate che sia un caso unico? Sbagliate. Solo pochi giorni fa è stato dato in gestione un ufficio informazioni turistiche italiano ad una organizzazione slovena
(http://accoglienzaturistica.blogspot.it/2012/07/linfopoint-di-muggia-ad-una-societa.html).
Credete che si tratti di episodi che accadono in provincia dove gli amministratori, a volte, non hanno una cultura minima del turismo, o che queste cose accadano là dove il pensiero “antitaliano” è un dogma? Sbagliate. E’ di questi giorni la notizia che il Ministro del turismo ha affidato il Piano strategico nazionale al Boston Consulting Group! Siamo arrivati al punto di affidare la visione italiana del turismo ad una società estera?
Qualche aggiornamento:
Luca Martucci @rioconcierge ha scritto un tweet che conferma questo scenario, eccolo: “Ciao PORE ! “Progetto Opportunità per le Regioni in Europa ” manco quando ci sono i fondi per il SUD si trova il modo …”
http://t.co/mNZPZCmQ
Varese: IAT chiuso per ferie a Ferragosto
Leggo sulla Prealpina di Varese (13 agosto 2012) “Sulla porta il laconico cartello: “Per informazioni turistiche rivolgersi all’ufficio Iat di via Romagnosi”. Chiuso per ferie dunque.
Non sarebbe un problema dato anche il periodo se non fosse che l’attività in questione è comunale e, soprattutto, riguarda l’accoglienza di turisti e visitatori a Palazzo Estense. La sorpresa sotto il porticato del municipio: gli uffici del marketing territoriale con l’ingresso sbarrato e il messaggio che invita appunto ad andare allo sportello Iat nel centro storico”.