Anche in Portogallo si cominciano a progettare Alberghi Diffusi

In Portogallo sta nascendo un modello turistico che richiama da vicino l’esperienza italiana dell’Albergo Diffuso: il recupero dei borghi abbandonati per trasformarli in destinazioni autentiche, capaci di unire ospitalità, cultura e sostenibilità. Ne parla su Forbes, Ann Abel scrittrice di viaggi pluripremiata, che descrive vari esempi, a cominciare dal caso emblematico di Aldeia da Pedralva. Qui, 30 case cadute in rovina sono state restaurate con materiali tradizionali e trasformate in alloggi per soggiorni brevi.

Secondo Nuno Constantino, il modello dell’albergo diffuso è un concetto brillante che risuona profondamente con l’anima portoghese; «non stiamo costruendo nuove strutture, ma ridando vita a quelle esistenti, rispettando l’anima dei luoghi». Il turismo dei villaggi, sottolinea, è rigenerativo: crea occupazione, valorizza l’artigianato, rafforza i legami con le comunità locali.

Pedralva non è un caso isolato. In tutto il Portogallo stanno prendendo forma iniziative simili:

  • Cerdeira – Home for Creativity, un antico borgo trasformato in residenza per artisti e studenti.
  • Aldeia da Cuada, nelle Azzorre, rinata grazie al restauro di 16 case in pietra con vista sull’oceano.
  • Casas do Côro e Casas do Juízo nel centro del Paese, oltre a piccoli villaggi recuperati vicino a Lisbona, nel Parco del Peneda-Gerês e nell’Alentejo.

Il filo rosso di questi progetti è l’idea che il vero lusso non stia nelle comodità moderne, ma nell’autenticità: il silenzio, i paesaggi incontaminati, il contatto con la storia e le tradizioni. Un turismo che non consuma territorio, ma lo rigenera, e che permette ai visitatori di sentirsi parte di una comunità.

Come in Italia con l’Albergo Diffuso, anche in Portogallo il recupero dei villaggi diventa un’occasione per riscoprire l’anima dei luoghi e ridare futuro a spazi che rischiavano di scomparire.

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