Rigenerare l’Italia anche con l’albergo diffuso
Ho letto il “Manifesto per riabitare l’Italia”, un lavoro interessante che stimola un diverso punto di vista, quello di guardare il paese dal margine, la pianura dalla montagna, e che evidenzia la debolezza e la vulnerabilità delle metropoli e dei “centri”, considerati dal pensiero dominante le eccellenze del nostro paese.
Trovo corretto affermare che la crisi di egemonia dei grandi agglomerati urbani è lo specchio di una più generale crisi “del modello di sviluppo lineare e progressivo di cui si era nutrito il Novecento”.
Sono tesi affini a quanto sostengo sulla crisi del modello di sviluppo del turismo nel nostro Paese.
Come non essere d’accordo poi sull’affermazione che la “ricchezza dell’Italia sta nelle sue diversità”, una tesi che se fosse stata sposata anche nel turismo – non con solo con le parole - avrebbe stimolato un altro punto di vista sull’attuale modello sviluppo basato sull’affollamento.
Come non condividere poi la tesi che occorre ripartire dai margini per riabitare i luoghi! Per inciso il margine non esiste in natura ed è il frutto di uno sviluppo lineare che ha penalizzato le aree interne a favore delle città, come si legge nel libro.
“I luoghi, i paesi, i centri storici, le città, le periferie non potranno rinascere se non si inventa una nuova idea dell’abitare e della rigenerazione” scrive Vito Teti che, all’interno del libro, ha curato la parola chiave Paese. Anche per questo avrebbe potuto trovare posto nel libro l’albergo diffuso: l’unica proposta sperimentata con successo in questi anni come modello di sviluppo sostenibile e come contributo per frenare lo spopolamento dei borghi, esportata come modello rigenerativo in diversi paesi del mondo.
Leggendo il Manifesto mi sono tornate alla mente le parole di Carlo Levi che scriveva: “Siamo anzitutto di fronte al coesistere di due civiltà diversissime, nessuna delle quali è in grado di assimilare l’altra. Campagna e città, civiltà precristiana e civiltà non più cristiana, stanno di fronte; e finché la seconda continuerà ad imporre alla prima la sua teocrazia statale, il dissidio continuerà.”.
GD