Per un turismo di comunità. Alberghi Diffusi e dintorni casi attuali e potenziali

Autore/Autrice:  Rosanna Mazzeo
Anno accademico:  2009/2010
Università:  Università della Calabria

Abstract

Il turismo, settore consolidatosi ormai come fondamentale forza motrice dell’economia mondiale, oggigiorno, in virtù della sua continua evoluzione, giusta conseguenza delle trasformazioni a cui la società va incontro, assume sembianze sempre più diversificate e complesse.

Questa tesi tende a fornire una lettura delle tendenze che, investendo la società odierna, si ripercuotono anche sul turismo. Studiare le dinamiche in atto e riflettere sul fenomeno turistico consente – come è nell’intenzione di chi scrive – di individuare  dei sentieri di sviluppo per i territori emarginati, sottosviluppati ed a rischio spopolamento, per quei centri che vengono comunemente considerati come “minori”, piccoli territori spesso coincidenti con le aree rurali e montane. Il turismo per decenni, in coincidenza con la diffusione del turismo di massa, ha rappresentato un’opportunità di sviluppo solamente per taluni territori, ovvero quei territori che possedevano le giuste risorse (principalmente il mare) in grado di intercettare la tipologia di turismo allora prevalente, arrivando a conquistarsi il fregio della vocazione turistica. Ma oggi, come è da più parti risaputo, i turisti non vanno più alla ricerca di una vacanza artefatta in luoghi scontati, bensì di innovazione ed unicità, manifestano la volontà di conoscere stili di vita nuovi, diversi dai propri. Quello che da alcuni studiosi viene definito turista di “terza generazione” va alla scoperta, quindi, di usi, costumi, tradizioni della comunità locale, vuole  quasi sentirsi, per un breve periodo di tempo, parte di quella comunità e quindi interagire con essa e con il contesto culturale e naturale in cui è insita, divenendo un residente temporaneo. Se tutto ciò avviene nel rispetto dell’ambiente e della comunità che lo ospita e se, quindi, il turista utilizza e viene messo nelle condizioni di utilizzare le risorse naturali in maniera adeguata, mantenendo un comportamento che non va ad alterare gli equilibri  naturali, e se manifesta, inoltre, rispetto per la cultura del luogo, allora si potrà anche fregiare del “titolo” di turista responsabile.

In un tale nuovo contesto, in cui è possibile avanzare l’ipotesi dello sviluppo di una nuova tipologia di turismo definibile “turismo di comunità”, è facile intuire come nuove opportunità di crescita si presentino alla portata anche di territori fin’ora non interessati dallo sviluppo turistico. Cavalcare l’onda del turismo nelle sue nuove forme quale, appunto, quello di comunità, può rappresentare, quindi, una possibilità di crescita per territori considerati – erroneamente – privi di risorse turistiche.

A fronte di specifiche esigenze, caratterizzate dalla ricerca del particolare, dell’unicità, si rende necessario, dal lato dell’offerta, analizzare nuovi ed originali modelli ricettivi, capaci di rispecchiare il genius loci, lo spirito di un luogo e della sua comunità. La finalità, infatti, non è solo di soffermarsi ad analizzare le nuove tendenze sociali e del turismo, ma anche di individuare, in virtù di tali nuove tendenze, la migliore strategia che può portare a valorizzare le potenzialità di un territorio, decretandone lo sviluppo. È per questo che si pone attenzione in particolare sull’Albergo Diffuso, una formula “due in uno”, un vero e proprio albergo, seppur diverso dai soliti alberghi “formato standard”, ma anche un modello di sviluppo territoriale, un percorso innovativo che può condurre verso due direzioni, rappresentandone, allo stesso tempo, un punto di incontro: va verso lo sviluppo territoriale locale, in quanto si configura essere un progetto di sviluppo e di valorizzazione del territorio, un’opportunità per i piccoli centri di riprendere vivacità e di affrontare i problemi della disoccupazione e dell’abbandono, riscoprendo la propria identità; e va verso lo  sviluppo di nuove forme di turismo, leggere e sostenibili, poiché è una modalità ricettiva innovativa e sostenibile, inserita in un contesto nel quale i turisti “alternativi” possono soddisfare le proprie esigenze.

La tesi è suddivisa in tre parti, e segue una logica che va dall’analisi dell’aspetto più teorico all’individuazione delle relative implicazioni pratiche.

Nella prima parte vengono esposte diverse evoluzioni teoriche. Viene posta l’attenzione, in particolare, sull’evoluzione del quadro motivazionale del turista, il quale, mutando nel tempo, ha portato allo sviluppo di diverse tipologie di turismo, tanto da far parlare non più di turismo ma di turismi. E vengono esposti anche gli studi di sociologici che osservano come negli ultimi tempi si stia assistendo ad un ritorno alla comunità e al rurale. Tutti aspetti che, concatenati tra loro, portano a sostenere la diffusione di una nuova tipologia di turismo, quello di comunità.

Nella seconda parte vengono trattate le implicazioni pratiche che lo sviluppo di questa nuova forma di turismo determina. Esse consistono, nello specifico, nello sviluppo di nuove formule ricettive, alternative al classico hotel e che fanno dell’autenticità il proprio punto di forza. Vengono, quindi, esaminati diversi modelli originali di ospitalità sviluppatisi in vari Paesi europei, ed altri diffusi in Italia. Tra questi viene approfondito e dato particolare rilievo ad un modello prettamente made in Italy: l’Albergo Diffuso, un albergo che c’è ma non si vede, che non si costruisce ma si organizza, una valida soluzione per il recupero di centri storici minori che, anziché essere abbandonati e destinati alla decadenza, vedono in questa tipologia, aderente al territorio, la giusta opportunità per tornare a splendere e a “raccontare” l’identità del luogo e della comunità che lo anima. Una formula capace, per tale motivo, di intercettare le esigenze di una clientela sempre più interessata a conoscere gli stili di vita di comunità diverse dalla propria.

La terza ed ultima parte, a testimonianza della sempre maggiore diffusione del fenomeno dell’ospitalità diffusa e quindi anche del turismo di comunità, viene, invece, concentrata sull’esposizione dello stato dell’arte dell’ospitalità diffusa in Italia ed in particolare, poi, in Calabria. Viene, inoltre, focalizzata l’attenzione su alcuni casi specifici e rappresentativi della validità della formula: Omu Axiu in Sardegna, Sextantio in Abruzzo e Riace Village in Calabria. Infine, viene presentata un’ipotesi progettuale per un potenziale caso di ospitalità diffusa nel territorio vibonese, in un’area collinare che comprende i tre comuni di Zaccanopoli, Zambrone e Zungri – eredi di Aramoni, antica città greca – paesi ancora poco interessati dallo sviluppo turistico ma i quali, riscoprendo la loro comune identità storica e facendo leva su di essa, potrebbero organizzare un’offerta turistica in grado di attrarre flussi turistici che fungano da volano per lo sviluppo dell’intero territorio.

 

 

 

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