Il miracolo degli alberghi diffusi
Questa mattina una giornalista inglese mi ha intervistato, e durante l’intervista ha ammesso, scusandosi, che aveva scoperto gli alberghi diffusi solo da pochi giorni.
Io le ho risposto tranquillizzandola. e dicendo che non era certo colpa sua; la responsabilità è piuttosto la nostra se non siamo ancora riusciti a far conoscere questo modello di ospitalità originale, come vorremmo, in tutto il mondo. Ho provato a dirle che la nostra Associazione fa quello che può, e la vera responsabilità è piuttosto degli Enti turistici e soprattutto dell’Enit che sinora non si sono mai occupati di promuovere l’albergo diffuso. Eccezioni a parte.
In effetti c’è un sito di una Delegazione estera dell’Enit che descrive anche gli Alberghi Diffusi, ma va detto che l’idea e i testi sono il frutto del lavoro di una stagista (in accordo con noi).
Ciononostante, la buona notizia è che gli AD continuano a crescere, al momento sono oltre 120 in Italia, come dico da tempo: “siamo la più grande ‘catena’ alberghiera made in Italy”, e il dato più interessante è lo sviluppo degli AD in Giappone, tanto che il 21 novembre partirò per tenere alcuni incontri pubblici a Tokyo e in altre città, sull’albergo diffuso e visitarne altri due, dopo quello appena riconosciuto dall’Associazione degli AD nel mese di luglio di quest’anno.
La soddisfazione è doppia, perché abbiamo fatto tutto da soli.
GD