Figli di un Dio minore? Le opportunità dei borghi
“Se si superano le ultime, terribili borgate intorno a Roma – scrive Giuseppe Strappa sul Corriere della Sera del 4 agosto 2013 – emerge, sullo sfondo dei campi, la sagoma di paesi che sembrano provenire dal passato. Microcosmi urbani dall’architettura familiare che non sembrano coinvolti nel naufragio del territorio”
E prosegue “entrando tra le mura cariche di storia, ci si accorge della loro progressiva rovina (…). A volte è un nuovo melting pot etnico e sociale, per fortuna, a ripopolare le case affittate a basso costo, a integrare una popolazione composta ormai soprattutto da anziani. Ma dovunque l’abbandono sembra rallentato solo dalle «seconde case», antiche abitazioni spesso oggetto di alterazioni striscianti, continue, incontrollate, che finiscono per stravolgerne il senso e la forma.”
Un panorama familiare per chi si occupa di turismo nei Borghi in Italia.
Il giornalista conclude che “Per questi «centri minori» non sembra esserci futuro”. Distanza dalle grandi città, dai luoghi di lavoro, mancanza di trasporti e servizi fanno sì che la gente invece di abitare in questi luoghi da favola lontani dal caos finiscono per preferire le città.
Ciò detto l’autore ritiene che “varrebbe la pena investire (molto) per risolvere questi problemi. Si dovrebbe capire che i centri minori sono una grande risorsa che permetterebbe di decongestionare la Capitale, fornire abitazioni a basso costo, conservare un patrimonio storico prezioso, permettere, soprattutto, un ambiente di vita migliore. Senza ulteriore consumo di territorio”.
Articolo interessante che porta il tema dei borghi nell’attualità, sia pure ferragostana. Mi limito a sottolineare che a tutto questo può contribuire lo sviluppo di forme di ospitalità diffusa, inserite in una visione strategica e di innovazione.